In questo post voglio fare un po’ di chiarezza sulla differenza sottile ma comunque ben definita che esiste tra due fenomeni nei quali un autore può imbattersi: l’editoria a pagamento e il self-publishing. Si tratta di due fenomeni senza dubbio molto simili, ma decisamente differenti sotto parecchi aspetti fondamentali.
Editoria a pagamento
Si tratta di un modo molto generale per denotare quegli editori che chiedono un contributo di qualche tipo agli autori che intendono pubblicare con loro. Tali contributi consistono tipicamente in un “banale” contributo economico (“pubblico il tuo libro se mi paghi xxx €”) oppure in una richiesta di acquisto di copie del libro pubblicato (“pubblico il tuo libro se compri n copie”). Tipicamente, l’editore a pagamento “classico” non è neanche un vero editore. Si prodiga infatti per stampare il volume, spesso con qualità scadente, e inviare all’autore i testi stampati, senza preoccuparsi di distribuirli nei circuiti librari né tantomeno di pianificare uno straccio di promozione. Inutile dire che nel 99% dei casi l’editoria a pagamento non porta all’autore alcun profitto economico. In pratica, l’editore diventa un tipografo che stampa il nostro libro e ce lo spedisce.
Negli ultimi anni ho visto fenomeni più sottili di editoria a pagamento che spesso corrono sul confine che delinea la definizione che ho dato. È il caso di un editore (del quale non farò il nome perché non voglio fargli pubblicità) il quale prima afferma di non essere un editore a pagamento, poi ti chiede 6.000 € (seimila euro) di contributo per la promozione, affermando che il settore dell’editoria è in crisi e che anche l’autore deve sobbarcarsi la sua quota di spesa. Premesso che è vero che l’editoria è in crisi, non sarà certo costringere gli autori a tirare fuori i soldi a rimetterla in piedi. Ognuno deve fare il suo mestiere. Se non hai la disponibilità per fare l’editore, allora non farlo. Punto. Non so se questo editore adotti ancora questa politica, ma sta di fatto che, da quando ho saputo che si comportava così, ho deciso di cancellarlo dalla mia lista degli editori ai quali inviare i miei lavori.
Self-publishing
Il self-publishing è tutto un altro mondo. Con il self-publishing l’autore distribuisce i propri lavori su una rete commerciale ben precisa (tipicamente i vari negozi on-line di e-book, ma non solo) e guadagna una percentuale sul prezzo di copertina. L’impaginazione è a carico dell’autore, così come il disegno della copertina, la produzione del file finale e l’eventuale promozione. I diritti di pubblicazione rimangono di proprietà dell’autore, che diventa, di fatto, editore di se stesso.
Detta così sembrerebbe che non ci siano differenze tra editoria a pagamento e self-publishing. In entrambi i casi l’autore deve sobbarcarsi le spese della promozione. La differenza sostanziale è che il self-publishing è una realtà sincera e trasparente. L’autore sa esattamente a cosa sta andando incontro, sa quali limiti ha la pubblicazione che sta svolgendo e, soprattutto, i diritti di pubblicazione rimangono suoi. Se oggi pubblicate con la formula del self-publishing e domani un editore volesse comprare i diritti del vostro libro, basterebbe un click per toglierlo dal mercato e poterlo così far pubblicare al nuovo editore. Fino ad allora, è tutto in guadagno. Con il self-publishing, infatti, l’autore guadagna una percentuale sul prezzo di copertina. Il resto lo incassano la società che eroga il servizio di self-publishing e i distributori (Amazon e quant’altro). Con l’editoria a pagamento voi stipulate un contratto con un editore, quindi gli cedete i diritti di pubblicazione esclusiva. Inoltre, difficilmente vedrete un soldo (anzi, ne dovrete scucire di vostri). Direi quindi che, a parità di gestione autonoma della promozione e dell’editing da parte dell’autore, la scelta tra i due tipi di pubblicazione sia scontata.
La conclusione è che, a mio parere, l’editoria a pagamento dovrebbe essere estirpata dal panorama editoriale italiano, a fronte di un più maturo e consapevole self-publishing. L’editoria digitale ha senza dubbio incoraggiato la nascita di servizi di self-publishing, abbattendo di fatto i temuti costi di stampa, distribuzione e magazzino. Tutto è digitale, costa poco e ha la stessa validità di ciò che viene già venduto nei vari negozi online. Basti pensare che con meno di 50 € è possibile pubblicare un e-book nei maggiori negozi on-line, copertina inclusa (è esclusa l’impaginazione, che di solito ha un costo a sé, ma se non volete pagare potete leggere la mia guida su come realizzare un e-book con Calibre). Considerate anche che circa il 5% degli e-book pubblicati in Italia è stato pubblicato proprio mediante la formula del self-publishing. Si tratta quindi di un fenomeno in continua espansione.
Personalmente mi sono avvalso del self-publishing mediante narcissus.me, che è la piattaforma di self-publishing di Simplicissimus Book Farm, il quale provvede alla distribuzione su decine e decine di negozi online. La percentuale è buona (il 60% sul prezzo di copertina da me stabilito, al netto dell’IVA). L’uso è molto semplice e immediato, il caricamento sugli store è celere (dopo un giorno, Il Golem era già su Amazon) e il supporto tecnico è rapido e competente. Lo consiglio quindi a chiunque. Servizi analoghi di self-publishing sono offerti anche dalle piattaforme youcanprint.it e ilmiolibro.it, che sperimentano anche la distribuzione in formato cartaceo.
Secondo me è il self-publishing la strada da seguire per l’autopubblicazione del futuro. Può essere infatti un buon trampolino di lancio. Si possono citare casi di autori che, dopo essersi autopubblicati, hanno stipulato contratti con editori importanti. Ciò aumenta secondo me l’affidabilità di questo meccanismo contro l’ormai dichiarata vetustà (e fraudolenza) dell’editoria a pagamento tradizionale.
Condividi su: