Spesso si sente parlare dei racconti e dei romanzi come se fossero sinonimi o, più in generale, sinonimo di testo narrativo. In realtà, le case editrici fanno una netta distinzione tra i due tipi di narrazione, basata su parecchi fattori. Vediamone alcuni.
Uno dei primi, grossolani modi per distinguere un romanzo da un racconto è la lunghezza. In prima approssimazione, un racconto è una storia più breve di un romanzo. Si, ma quanto breve? Partiamo dal principio. L’unità di misura della lunghezza di un testo è la cosiddetta cartella editoriale. Consiste in un insieme di 1800 caratteri spazi inclusi. Presso alcuni editori, la cartella consta di 2000 caratteri invece che di 1800. Per esempio, se il vostro testo è lungo 40000 caratteri, vuol dire che avete scritto un testo da 20 cartelle da 2000 caratteri.
Nel mondo editoriale, la cartella costituisce il metro fondamentale per definire la lunghezza di un testo. Per misurare la lunghezza di ciò che avete scritto basta utilizzare la funzione Conteggio parole di Word o OpenOffice. La finestrella che vi si aprirà conterrà varie informazioni, tra cui il numero di caratteri spazi inclusi. Dividete questo numero per il numero di caratteri di una cartella e avrete il numero di cartelle di cui è composto il vostro testo.
Sulla base della lunghezza di un testo è possibile classificarne la natura. Non esiste, purtroppo, una classificazione unica e universalmente riconosciuta. Il blogger Simone Navarra ha tentato di classificare i vari testi narrativi come segue: da 1 a 10 cartelle abbiamo il racconto breve, da 11 a 50 cartelle il racconto lungo, da 51 a 150 cartelle il romanzo breve e oltre le 150 il romanzo vero e proprio.
In generale queste specifiche aiutano a capire come orientarsi, anche se tutto dipende dell’entità editoriale con la quale vi raffrontate e da quanti siano per essa i caratteri che costituiscono una cartella. Di solito, le case editrici e i concorsi specificano sempre la lunghezza massima che deve avere un testo per essere valutato. Se così non fosse, chiedete esplicitamente, onde evitare brutte sorprese.
Personalmente, sono molto contrario a definire un testo un racconto piuttosto che un romanzo solo sulla base delle sue dimensioni. Per me un racconto si distingue da un romanzo per una maggiore compattezza narrativa. Non ci sono molti flashback, l’intreccio è molto limitato, non si cerca di esplorare il passato del personaggio in maniera approfondita e la storia è, generalmente, lineare. Nel romanzo, invece, ci si può divertire a compiere salti di tempo, flashback, analisi più profonde della psicologia del personaggio, inserire eventi vari e complessi. È quindi ragionevole che, in generale, un romanzo sia più lungo di un racconto, ma non è sempre così. Ci sono racconti che possono essere tranquillamente più lunghi di romanzi brevi. E’ altresì sbagliato dire che “il romanzo ha i capitoli, il racconto no”. Esistono racconti lunghi suddivisi in capitoli e anche romanzi di dimensioni ordinarie non suddivisi in questo modo.
Ma allora come orientarsi? Come si fa a sapere se ciò che abbiamo scritto è un romanzo o un racconto? Come ho già detto, tutto dipende dalla struttura narrativa, dall’intreccio eccetera. Ma dopotutto, è davvero così importante fare questa distinzione? Sinceramente non credo, anche se io ho sempre le idee abbastanza chiare su cosa sto scrivendo. La necessità di una suddivisione in categorie nasce anche dall’esigenza editoriale di pubblicare un testo che permetta un ritorno economico. Un racconto da 10 cartelle non verrà mai stampato. L’editore ci rimetterebbe di sicuro, visto che non può certo venderlo a un prezzo troppo alto. Un romanzo da 160 cartelle invece è economicamente più redditizio. Certo, con l’editoria digitale questo punto di vista viene stravolto, ma tradizionalmente anche questo aspetto influenza le scelte degli editori. Pertanto, se state proponendo il vostro lavoro a qualcuno, la classificazione per lunghezza potrebbe aiutarvi a presentarlo. Aiuterete il vostro interlocutore a capire in un attimo cosa gli state proponendo. Quindi non dimenticate mai di specificare la lunghezza totale in cartelle e anche la lunghezza della singola cartella (es. Spettabile casa editrice, vi invio il mio romanzo da 246 cartelle da 2000 caratteri spazi inclusi).
E voi cosa state scrivendo? Un romanzo? Un racconto? Un romanzo breve? Un racconto lungo? Oppure, semplicemente, state scrivendo e basta (come spero che facciate)?
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Ciao,
Scusa ma devo dire che il tuo articolo è davvero inutile.
Inizi dicendo: ” le case editrici fanno una netta distinzione tra i due tipi di narrazione, basata su parecchi fattori. Vediamone alcuni.”
Poi non solo non racconti nessuno di questi mistici fattori (a parte la lunghezza, e con mille “se” e “ma”, e dicendo che in realtà non può essere usata per fare la distinizone” ma che comunque alla fine della fiera è l’unità di misura consigliata quando si parla con le case editrici), ma ci vieni pure a dire che “sinceramente non credi che sia così importante fare questa distinzione”. Nel frattempo ci dici quella che secondo te è la definizione (lineare o intrecciato), che va bene, grazie, è interessante, ma non è assolutamente quello che ti sei proposto di fare a inizio articolo.
Di nuovo, scusa, ma non ce l’ho fatta a trattenermi.
I vari fattori sono costituiti prevalentemente dalle varie definizioni di cartella editoriale che gli editori adottano. La mia opinione sull’importanza della distinzione tra racconto e romanzo è, ovviamente, una mia personale opinione. Sull’intreccio della trama come fattore realmente discriminante, direi che è precisamente l’obiettivo che mi pongo nell’articolo, a cominciare dal titolo.
schifofo e pietoso (vergognoso