Come già sapete, a breve uscirà il mio romanzo Il cuore di Quetzal, pubblicato da Nativi Digitali Edizioni. In questo periodo io e l’editore stiamo svolgendo la fase di editing del testo. Pur non avendo una grossa esperienza in merito, vorrei scrivere qualche impressione su questa fase della vita di un’opera letteraria che alcuni scrittori non sempre vedono di buon occhio.
Innanzi tutto: cos’è l’editing? Si tratta di una revisione del testo, svolta in tandem da un professionista chiamato editor e dall’autore stesso. Tale revisione abbraccia vari livelli di analisi del testo. Si va dalla semplice correzione di refusi tipografici (anche se, in generale, questo è più il mestiere del correttore di bozze), all’analisi del ritmo, della fluidità della narrazione, della caratterizzazione dei personaggi, del corretto tipo di voce narrante e, in alcuni casi, alla ristrutturazione di intere sezioni da un punto di vista linguistico o narrativo. L’editing è quindi uno smontare e rimontare un testo. Così come un meccanico smonta un motore, l’editor sviscera la storia con occhio critico e tecnico, ma anche con l’occhio di un lettore che si accinge a leggere quanto abbiamo scritto.
Le domande che sorgono a questo punto sono diverse: posso ancora considerare mio il romanzo dopo che un editor lo ha revisionato? I diritti d’autore sono sempre miei? E soprattutto, perché c’è bisogno dell’editing?
Prima di tutto, il nostro testo è e sarà sempre di nostra proprietà intellettuale. L’editor ci aiuta a revisionarlo, a correggerlo e a migliorarlo, ma gli autori siamo sempre e solo noi. Per quanto riguarda invece la necessità dell’editing, dal punto di vista dell’editore è un modo per adattare il testo alla propria linea editoriale. Dal punto di vista dell’autore, l’editing aiuta a migliorare quanto abbiamo scritto, trasformandolo in un prodotto di qualità più alta. E’ quindi una fase indispensabile per la pubblicazione di un qualsiasi testo.
Purtroppo alcuni autori pensano che ciò che scrivono sia immutabile e che nessuno debba permettersi di mettere bocca nel loro lavoro. Dopo anni e anni trascorsi al computer a scrivere il loro bellissimo romanzo, molti sono restii a sottoporlo all’occhio critico di un editor, vedendo in questa persona un nemico che vuole mettere in evidenza i loro difetti. Inutile dire che questo atteggiamento è solo controproducente. L’editor non è una persona che ci frusta quando sbagliamo, né sta lì a valutare se siamo bravi o no. Non è un giudice. L’editor è un professionista che collabora con noi per la migliore resa editoriale di quanto abbiamo scritto. Non vuole distruggere il frutto nel nostro lavoro, anzi vuole valorizzarlo il più possibile.
Personalmente ho sentito molto la mancanza di un editor quando ho auto-pubblicato Il golem. Un occhio critico esterno mi avrebbe senza dubbio aiutato a correggere tutti quei difetti che ormai, dopo dieci anni dalla prima edizione, erano inevitabilmente rimasti scolpiti nella mia mente. Ognuno di noi pensa un testo in un certo modo, applicando tutta una serie di paradigmi mentali che possono portare a commettere inconsapevolmente degli errori. Ecco perché per il romanzo fantasy che pubblicherò a puntate ho deciso di avvalermi di un editor professionista che mi dia una mano a revisionare il tutto.
Tipicamente l’editor lavora per una casa editrice. Quando un editore accetta di pubblicare un nostro lavoro, il costo del lavoro dell’editor è a suo carico. Se invece decidiamo di auto-pubblicare il nostro testo, allora l’editor dobbiamo pagarlo noi. I costi di un editor di solito vanno da 0,5 € a cartella editoriale fino a 4 o 5 € a cartella (la cartella editoriale è l’unità di misura fondamentale di un testo letterario e rappresenta un’insieme di 1800 caratteri spazi inclusi o, in certi casi, 2000 caratteri spazi inclusi).
Un tempo l’editing si svolgeva con carta e penna. L’editor apportava delle correzioni a penna rossa direttamente sul dattiloscritto e poi rispediva tutto all’autore per condivisione. Adesso si utilizzano strumenti informatici più avanzati. L’editor tipicamente lavora direttamente su un file Word utilizzando o i commenti a margine o la modalità revisione. Il dialogo con l’autore avviene prevalentemente via e-mail o per telefono.
Personalmente vedo nell’editing un’opportunità di crescita e di miglioramento. Sto sempre attento a ciò che mi suggerisce l’editor, tentando di imparare dai miei sbagli. Certo, questo non vuol dire che bisogna sempre dare ragione all’editor. L’editing non è un’accettazione passiva delle revisioni, bensì un dialogo e, come tale, va svolto insieme. L’editor propone delle modifiche e sta a noi accettarle o, se non ci convincono, discuterne insieme a lui.
Rivolgendomi prevalentemente agli autori esordienti, che spesso peccano della presunzione di pretendere che il loro lavoro debba essere pubblicato così com’è, non credo che un autore debba mai temere la critica di un editor, piuttosto ritengo che un’analisi disinteressata da parte di un professionista possa solo farci bene.
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Non posso che essere d’accordo al 100%. Ho scritto anche io un post sulla mia idea di editing (lo linko al mio nome) dopo essermi scontrato con editori di malaffare che volevano convincermi che il mio testo fosse già pronto per la pubblicazione, con autori che non volevano far toccare a nessuno il proprio lavoro, e – anche io – con un’autoproduzione che se avesse avuto un buon editing ne avrebbe certamente tratto beneficio.
Un autore non deve temere di avvalersi di un editor: egli fa un lavoro diverso dal suo, e l’autore non è tenuto a esserer “bravo” anche nell’editing!