Una delle maggiori preoccupazioni degli autori, soprattutto degli esordienti, è la tutela del diritto d’autore delle proprie opere. In questo post proverò a riportare la mia personale esperienza in merito.
Cominciamo dalla base: tutti gli autori, soprattutto gli esordienti, sono terrorizzati dall’idea che qualcuno rubi le loro opere e le pubblichi a suo nome, prendendosi il merito del loro lavoro. Questo è un autentico dato di fatto e sfido chiunque a negarlo. Inutile dire che è una paura inutile. Insomma, vogliamo veramente credere che ci sia in giro qualche setta misteriosa i cui adepti trascorrono il loro tempo nell’esercizio della soave arte del plagio? Egregi colleghi scrittori, vi do una buona notizia: non c’è nessuno là fuori che scalpita dalla voglia di plagiare il vostro ultimo romanzo al quale avete dedicato tanta fatica. Rassicuratevi, dunque.
Ciò non significa che bisogna essere incoscienti. È sempre una buona idea proteggere la paternità del proprio lavoro. È vero che non bisogna essere paranoici, ma un po’ di prudenza non guasta di certo. Molti professionisti possono raccontare storie di plagio delle più varie nature. Ricordo per esempio la storia di Alfio Caltabiano, che forse molti ricorderanno come l’attore che interpretò Wild Cat Hendrix in Continuavano a chiamarlo Trinità. Caltabiano fu un maestro d’armi, regista e sceneggiatore di poliziotteschi all’italiana negli anni ’70. Un giorno, a detta sua, un’attrice rubò una sua sceneggiatura, facendogli passare la voglia di fare cinema. Questo solo per citare uno tra i mille casi di plagio che si possono riscontrare nella storia del cinema e della letteratura.
Il problema da risolvere è il seguente: dimostrare a livello legale che siamo i reali autori del nostro lavoro. Vediamo in dettaglio alcuni sistemi per provarlo.
SIAE
La Società Italiana degli Autori e degli Editori ha l’esplicito compito di tutelare il diritto d’autore. A fronte di una modica somma, la SIAE deposita le opere dell’ingegno e certifica la paternità da parte degli autori. Sicuramente è il sistema più sicuro per certificare a livello legale la paternità delle proprie opere, ma considerate che per fare ciò è necessario iscriversi come autori oppure pagare una somma per ogni lavoro di nostra produzione. I costi della SIAE (nonché la sua reale utilità) non mi hanno mai convinto molto, per cui non me ne sono mai avvalso.
Raccomandata
Un metodo un po’ primitivo consiste nello stampare il proprio lavoro e auto spedirselo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, chiedendo all’impiegato postale di apporre dei timbri ben visibili con la data di spedizione. Una volta ricevuto il plico, non lo si dovrà mai aprire fino a quando non verrà pubblicato. Con questo sistema si sfrutta la validità legale della raccomandata per certificare che l’opera era in nostro possesso in una particolare data. Personalmente non ho mai utilizzato questo sistema, che comunque non tutela la paternità dell’opera, ma certifica semplicemente il possesso da parte nostra in una certa data. Certo, se l’opera è veramente nostra, è ragionevole che nessuno potrà mai dimostrare di averla in possesso prima della data di spedizione della raccomandata. In definitiva, questo sistema non certifica che gli autori siamo noi, ma solleva un ragionevole dubbio sul fatto che lo sia qualcun altro.
Posta elettronica certificata
Questo è il metodo che preferisco. È il più economico e rapido da usare. La Pec è una e-mail con lo stesso valore legale di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Basta quindi inviare a se stessi il proprio lavoro tramite Pec per certificarne il possesso alla data di invio. Anche la Pec, così come la raccomandata, non certifica la paternità, ma solamente il possesso in una certa data (quindi, plausibilmente, nessun altro potrà dimostrare di essere titolare dei diritti di quel lavoro in una data antecedente).
Il vincitore è…
Per me vince la Pec. Con Aruba.it hai una casella Pec a meno di 10 € l’anno. Decisamente più economico e pratico di una raccomandata (niente file alla posta, niente plichi da conservare, costi molto più bassi), è il metodo che preferisco in assoluto.
Attenzione perché, contrariamente alla registrazione presso la Siae, che certifica la paternità del lavoro, ripeto che la Pec certifica il possesso in una certa data. Non è ovviamente la stessa cosa, ma per i nostri scopi (placare la paranoia prima ancora che nasca) direi che è il metodo migliore.
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